Gli adeguamenti che il Consiglio federale propone ora vanno senza dubbio nella giusta direzione, ma non sono sufficienti, anzi. Questa constatazione vale in particolare per gli atti di violenza nei confronti dei funzionari e degli agenti di polizia, per i reati sessuali e per le lesioni corporali gravi.
Il Consiglio federale ha presentato in conferenza stampa il suo progetto d’armonizzazione della normativa penale. Lo scopo è di adeguare le pene minime e massime che possono essere sentenziate in funzione di certi reati. Ci sono volute le pressioni della CAF-CN perché la consigliera federale Simonetta Sommaruga affrontasse finalmente questa riforma che aveva costantemente procrastinato fin dal 2012. Nel 2017 voleva addirittura rinunciare a questa revisione che considerava “inopportuna” e “irrealistica”.
Il principio generale è che il diritto penale deve essere logico e conseguente al fine di vegliare sulla giustizia nella società. L’accettazione dell’iniziativa sull’internamento, dll’iniziativa sui pedofili e dell’iniziativa per l’espulsione degli stranieri criminali hanno chiaramente espresso il disagio che si è accumulato negli ultimi decenni di fronte a una giustizia eccessivamente compiacente nei confronti dei criminali. Regolarmente, la popolazione assiste a dei giudizi incomprensibili, come recentemente il rifiuto di un tribunale di internare a vita il quadruplice assassino e stupratore di Rupperswil. L’UDC chiede ancora una volta la creazione di una base legale che permetta di emettere delle condanne privative della libertà a vita e senza liberazione condizionale, come già richiesto nel 2012 dalla consigliera nazionale Rickli.
È vero che la nuova normativa penale proposta raddoppia la pena minima per gli stupri e introduce una pena privativa della libertà minima di un anno per gli atti sessuali con fanciulli con meno di 12 anni. Tuttavia, molti di questi delinquenti beneficeranno di una pena condizionata, perché una pena senza condizionale non è imperativa che a partire da una durata di tre anni.
La compiacenza che la consigliera federale Sommaruga manifesta nei confronti dei criminali è confermata anche dal fatto che le formule vincolanti della versione messa in consultazione nel 2012 concernenti le pene minime o la restrizione del margine d’apprezzamento dei giudici sono state abbandonate e rimpiazzate con delle formule potestative. E, come ammette lo stesso Consiglio federale, generalmente i tribunali non sfruttano appieno la normativa penale loro assegnata.
Durante la procedura di consultazione, il Consiglio federale proponeva ancora di portare la pena minima per le lesioni corporali gravi da 180 aliquote giornaliere a una pena privativa della libertà di oltre due anni, il che avrevve avuto per effetto che nessuna pena privativa della libertà con condizionale sarebbe più potuta essere comminata per tali casi. Anche qui si manifesta l’atteggiamento esitante della consigliera federale, che si è limitata a portare la pena minima a un anno. Una scelta difficilmente accettabile, visto che il numero di casi di lesioni corporali gravi non fa che aumentare.
Gli atti di violenza e la mancanza di rispetto nei confronti della polizia, delle forze di sicurezza, dei servizi sanitari e anche dei funzionari, sono sempre più numerosi – per esempio del tristemente famoso maneggio di Berna. È perciò incomprensibile, e spiegabile solo con ragioni politiche, che la consigliera federale rinunci a inasprire le pene che sanzionano questi reati. Inoltre, molti interventi parlamentari sono tuttora pendenti in questo campo, in particolare della consigliera nazionale Silvia Flückiger.
Per l’UDC, la situazione è chiara: il diritto penale deve dissuadere i potenziali delinquenti sanzionando severamente le violazioni delle leggi. Bisogna finalmente proteggere meglio le vittime e vegliare a che quet’ultime abbiano diritto alla giustizia.