L’iniziativa per l’autodeterminazione scatena degli effetti prima di essere sottoposta al popolo: il Consiglio federale è stato incaricato di allestire un rapporto sul crescente ruolo delle cosiddette “soft law”. È quanto ha richiesto la Commissione di politica estera del Consiglio degli Stati (CPE-CS) in un postulato adottato oggi. È confortante vedere costituirsi improvvisamente delle maggioranze commissionali contro la ripresa automatica di diritto internazionale da quando l’UDC ha attirato lo scorso settembre l’attenzione sugli effetti negativi del Patto per le migrazioni dell’ONU. Tuttavia, solo un chiaro SÌ all’iniziativa per l’autodeterminazione il prossimo 25 novembre permetterà di evitare che questi effetti positivi rimangano senza conseguenze durature.
Finora, il Consiglio federale ha difeso il punto di vista secondo il quale il Patto per le migrazioni dell’ONU, che introduce – né più né meno – una libera circolazione delle persone a livello mondiale, deve essere sottoscritto. Il suo ragionamento: questo patto è una cosiddetta “soft law” che non ha effetti giuridici vincolanti. La Commissione di politica estera del Consiglio degli Stati (CPE-CS) diffida apparentemente del governo. La banca dati degli oggetti parlamentari indica infatti che la CPE-CS ha approvato oggi un postulato che ordina al Consiglio federale di presentare entro sei mesi un rapporto sul crescente ruolo delle “soft law”. Leggendo il postulato si constata che la CPE-CS si sente ignorata dal Consiglio federale. Essa chiede perciò al governo un rapporto sull’insidioso indebolimento della partecipazione democratica causato dalla crescente internazionalizzazione del diritto. La CPE-CS prevede inoltre di proporre un adattamento della legge sul parlamento per assicurare “una partecipazione del parlamento in tempi utili”.
Dopo le commissioni delle istituzioni politiche del Consiglio nazionale e del Consiglio degli Stati, ecco dunque la terza commissione parlamentare che critica il modo di procedere del Consiglio federale in merito al Patto delle migrazioni. L’UDC aveva chiesto fin dall’inizio di rinunciare alla firma di questo patto e di sottoporre questa convenzione al parlamento affinché adotti un decreto sottoposto a referendum. Essa si rallegra perciò della decisione della CPE-CS e la considera come un successo dell’iniziativa per l’autodeterminazione. Per evitare che queste buone intenzioni evaporino nell’aria, è tuttavia necessario votare chiaramente SÌ il prossimo 25 novembre. Infatti, il parlamento discuterà il Patto per le migrazioni solo il 29 novembre (Consiglio degli Stati) e il 6 dicembre (Consiglio nazionale).