La situazione precaria dell’AI minaccia anche l’AVS

A fine 2016, l’assicurazione-invalidità aveva un debito di quasi 11,5 miliardi di franchi nei confronti dell’AVS. Il Consiglio federale ostenta tuttavia un ottimismo ingiustificato, affermando che questo debito sarà rimborsato entro il 2013. In realtà, le cifre parlano ben diversamente. Una ragione di più per respingere il previsto aumento delle rendite.

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La distribuzione esageratamente generosa di rendite invalidità ha sprofondato l’AI in un debito di parecchi miliardi di franchi nel corso degli anni. Le pressioni dell’UDC hanno certamente ottenuto l’effetto di combattere qualche abuso e di contenere la prassi d’attribuzione . L’indebitamento è tuttavia potuto essere frenato unicamente per mezzo di un finanziamento complementare temporaneo tramite l’IVA. Questo contributo arriva a scadenza quest’anno. L’AI perderà dunque, a partire dal 2018, un introito annuo di 1,1 miliardi di franchi.

  
Invece di risparmiare, il Consiglio federale vuole aumentare le spese

Nel 2016, l’AI ha registrato entrate per 10 miliardi di franchi e delle spese di 9,2 miliardi. Non c’è bisogno di essere dei grandi matematici per capire che questa istituzione scivolerà nelle cifre rosse a partire dall’anno prossimo, quando disporrà di un abbondante miliardo in meno. È evidente che il potenziale di risparmio è sempre enorme nell’AI. Si potrebbero, per esempio, ridurre gli oneri amministrativi che sono aumentati di 35 milioni di franchi fra il 2012 e il 2016, mentre che il numero delle rendite versate è diminuito. Anche sul fronte delle prestazioni, delle ottimizzazioni sono ancora possibili.

Ma che fa il Consiglio federale? Invece di ridurre le spese, vuole spendere ancora più soldi. Nel progetto che ha appena pubblicato, vuole individuare in modo precoce i giovani instabili, pretendendo che questo modo di procedere permetterà di evitare che queste persone cadano a carico dell’AI. Ma è facile immaginare le conseguenze della riforma proposta dal governo: i giovani in periodo di pubertà, dunque che stanno attraversando questo periodo dello sviluppo marcato da alti e da bassi, saranno identificati come potenziali casi AI; avranno così diritto a costose misure di prevenzione e di reinserimento, per cui diventeranno definitivamente dei casi AI. Ma non è tutto:
una sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo impone alla Svizzera un nuovo metodo di calcolo delle rendite che, lei pur, comporterà dei costi supplementari considerevoli. Come sempre, il Consiglio federale si sottomette umilmente ai giudici di Strasburgo e si affretta ad applicare le loro decisioni nel più breve tempo possibile.

 

L’estensione dell’AI minaccia anche l’AVS

Non avendo il Consiglio federale l’intenzione di ridurre le spese e le prestazioni dell’AI, ci si immagina facilmente a quale livello farà dei risparmi: nel rimborso del debito all’AVS. La situazione finanziaria dell’AVS si degraderà quindi ancora più in fretta di quanto annuncino i pronostici che, finora, si basavano sempre sul rimborso del debito dell’AI. In queste condizioni, appare ancora più irresponsabile offrire 70 franchi supplementari al mese ai nuovi pensionati AVS, come prevede la riforma Previdenza vecchiaia 2020 sulla quale voteremo il prossimo 24 settembre. Non è certamente questa la gestione seria dei fondi dell’AVS. Invece di spendere sempre più soldi che in realtà non esistono, sarebbe ora di ritrovare il senso della misura.  È il solo modo di garantire la perennità delle nostre istituzioni sociali per le future generazioni. Ed ecco perché dirò chiaramente NO,m il prossimo 24 settembre, alla riforma della previdenza vecchiaia.

 
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