Discorso

Discorso dell’Albisgüetli di Christoph Blocher, già consigliere nazionale e consigliere federale

Christoph Blocher
Christoph Blocher
ex-Consigliere nazionale Herrliberg (ZH)
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Il mondo è impazzito: noi non molliamo!

Signor presidente dell’UDC del canton Zurigo,
Signor presidente di UDC Svizzera,
Signor consigliere federale,
Signore consigliere di Stato,
Signor consigliere di Stato,
Egregi funzionari e amici del partito,
Fedeli, cari compatrioti di tutta la Confederazione,
Care signore e cari signori!

1. In merito al 36° incontro dell’Albisgüetli

Da 36 anni ci riuniamo qui all’Albisgüetli e iniziamo l’anno politico con un discorso di forte impatto e di grande portata politicadi parte, perché noi prendiamo posizione per la Svizzera. E lo facciamo prima del cena comune, che sottolinea la nostra comunanza di vedute. Poi, dopo la cena, interviene l’oratore ospite, di solito il o la Presidente della Confederazione Svizzera, sempre che venga. L’oratore ospite ha libertà di parola e non deve essere contestato. E viene anche ascoltato con attenzione, senza mai essere contrastato o fischiato.

Quest’anno, la Presidente Amherd non ha avuto il tempo di venire – forse sta vagando da qualche parte nel reame della NATO.

Anche l’anno scorso il Presidente Berset era assente. Comprensibilmente, era probabilmente alla casa editrice Ringier per preparare la prossima riunione del Consiglio federale.

L’UDC di Zurigo ha quindi invitato, come oratore ospite, il Presidente dell’Unione sindacale, e il consigliere agli Stati Pierre-Yves Maillard ha accettato l’invito. Mi congratulo con lui. I consiglieri federali si stanno già lamentando con me: «Come potete invitare qualcuno che promuove un’iniziativa AVS sbagliata?». Sì, se la Presidente della Confederazione non ha il coraggio, toccherà ad altri contraddirci. L’UDC di Zurigo può tollerare le opposizioni. L’incontro dell’Albisgüetl vive di dibattiti e contrapposizioni.

2. 2024: Uno sguardo su un mondo ridotto male

Uno sguardo sul mondo occidentale – e sull’UE in particolare – ci indica rapidamente che questo mondo è uscito dai binari! Il mondo è davvero impazzito.

Ecco perché il titolo del mio discorso di oggi all’Albisgüetli è: «Il mondo è impazzito: noi non molliamo».

Dopo la caduta del Muro tra Est e Ovest e la fine della Guerra Fredda, i cosiddetti leader del 1989 affermarono che mai più ci sarebbe stata una guerra. E i nostri massimi esponenti politici hanno creduto a queste previsioni. E cosa vediamo oggi? La guerra è tornata in Europa, cosa che noi persone normali avevamo previsto.

Il Medio Oriente sta vivendo un inimmaginabile ritorno della brutalità – come al solito! Nessuno avrebbe voluto vedere questa ovvia possibilità di Hamas – nemmeno il governo israeliano.

Gli USA credono oggi di poter iniziare e condurre guerre su più fronti contemporaneamente, senza dover sacrificare i propri soldati. Ma cosa ne è della superiorità dell’esercito americano? Come sono finite le guerre di Corea, Vietnam e Afghanistan?

Le parti in conflitto mi sembrano dei bambini che litigano. Quando uno colpisce l’altro e il padre interviene con un rimprovero, si sente subito dire: «Ha cominciato lui!». E subito si sente rispondere: «No, hai cominciato tu!». La mia risposta come padre è sempre stata: «E tu non ti sei fermato». Dov’è oggi questo padre saggio? La Svizzera potrebbe esserlo, se fosse ancora neutrale.

L’Occidente vuole commerciare economicamente solo con i paesi che condividono i suoi cosiddetti «valori» – e questo non vale nemmeno per la metà della popolazione mondiale. Sarebbe meglio commerciare a livello globale e rendere così il nostro pianeta più pacifico.

Ma diamo un’occhiata all’UE – anche solo al suo Stato più importante: in Germania – la capofila dell’UE – la montagna di debiti è più che decuplicata dal 1980, passando da 240 miliardi di euro a 2500 miliardi di euro. [1] La Germania non solo paga molto all’UE, ma ha anche un debito di 1.000 miliardi di euro. Ma quando finirà questa storia? E il Consiglio federale, la maggioranza del parlamento e persino le organizzazioni economiche vogliono spingere la Svizzera in una simile entità? Non è solo una follia, è un’idiozia!

Il nostro vicino a nord è quasi insolvente e sta per rottamare la sua fiorente industria con un governo a semaforo composto da tre partiti. (Per noi automobilisti è del resto chiaro: un semaforo con i colori verde, rosso e giallo accesi contemporaneamente non può che portare a un incidente stradale di massa).

3. E la Svizzera?

Signore e signori, è di conforto constatare che la Svizzera, perlomeno, se la passa meno male di altri paesi. È vero, ma non dovremmo vantarcene troppo.

Il detto popolare dice: «È uno sciocco colui che cerca consolazione per le proprie debolezze nelle manchevolezze del vicino».

Sì, per molti stranieri viviamo in un’isola di beatitudine. Perché? Non perché siamo migliori o più intelligenti, ma perché abbiamo una forma di governo migliore.

In breve: perché siamo ancora indipendenti e perché l’ultima parola sulla legislazione spetta al popolo e ai cantoni. Questo significa che i politici possono fare meno stupidaggini.

Ed è proprio questa forza che le autorità svizzere vogliono abolire.

C’è il grande pericolo che anche la Svizzera cominci a impazzire. Certo, il debito svizzero è leggermente inferiore a quello di altri paesi, ma è comunque pericolosamente troppo alto. I politici stanno cercando di allentare e aggirare il freno all’indebitamento, un altro dei punti di forza della Svizzera. Cercano giorno e notte modi per aumentare ancora di più le tasse, le imposte e i prelievi.

La sinistra vuole ora un rapido aumento delle tasse, e con ricette dilettantistiche. Le truppe d’assalto sono capeggiate dai giovani socialisti (GISO), che chiedono un’imposta di successione per i ricchi. Il PS, i Verdi, il Centro e i Verdi liberali, ancora indecisi, ne costituiscono la maggioranza. Cosa vogliono?

L’iniziativa popolare prevede un‘imposta di successione del 50% sui patrimoni superiori a 50 milioni di franchi. Sembra una buona idea, non è così? E riguarderebbe solo poche persone. Anche questo suona bene, non è vero?

Ma i promotori hanno dimenticato che i ricchi da penalizzare – per la maggior parte imprenditori – rappresentano circa l’1% dei contribuenti e sono i garanti del 40% del gettito fiscale.

Posso già prevedere una cosa: nessuno pagherà questa tassa di successione. Gli interessati faranno in modo di non avere più un patrimonio di 50 milioni al momento dell’eredità o di trasferire la propria residenza all’estero. In ogni caso, non pagheranno più le imposte annuali ordinarie in Svizzera.

Chi pagherà per questo mancato gettito fiscale? Pensate che la fascia alta dell’1% pagherà ancora il 40% di queste tasse? No, saranno coloro che rimangono. Non parlo degli studenti GISO che non hanno né reddito né patrimonio. Loro costano soltanto. Ancora una volta, si colpirebbe il ceto medio. Il ceto medio pagherà perché non ci saranno più ricchi, mentre quelli che non pagano le tasse rimarranno.

Come contadino, ho imparato che le migliori mucche da latte non si portano al macello, ma si mungono. Ma la sinistra fa il contrario con i buoni contribuenti. Anche questi studenti e accademici GISO avrebbero fatto meglio a fare un apprendistato da contadino invece di studiare. Come vedete, signore e signori, il mondo sta impazzendo anche in Svizzera. Reagire è un compito essenziale.

No, signore e signori, non abbiamo bisogno di aumenti di tasse, bensì di un programma di risparmio. L’Amministrazione federale potrebbe facilmente risparmiare il 50% dei suoi costi senza tagliare alcun servizio. Parlo per esperienza come ex consigliere federale. Ma per raggiungere questo obiettivo è necessaria una leadership.

Oggi la solida Svizzera è sempre più minacciata dalla sinistra – ossia dal socialismo.

Presto saremo chiamati alle urne. Certo, sarebbe bello ricevere una tredicesima rendita AVS. Ma perché solo una tredicesima? Sarebbe meglio una quattordicesima. Come beneficiario dell’AVS, vorrei anche una quindicesima. E tuttavia dobbiamo dire di no. Perché come partito borghese responsabile ci chiediamo: «Chi dovrebbe pagare per

questo?». Vogliamo ancora più prelievi sui salari, quindi salari netti più bassi per tutti e tuttavia costi di produzione ancora più elevati? Oppure vogliamo un aumento delle tasse? Che significa più inflazione e meno mezzi di sostentamento per tutti? No e ancorano, signore e signori, l’UDC vuole salvare l’AVS, non distruggerla e con essa distruggere la vita stessa. Semmai, la tredicesima AVS dovrebbe essere finanziata con i soldi insensatamente sperperati nell’aiuto allo sviluppo e nell’asilo! Ma dobbiamo fare a meno del dolce veleno del socialismo – di questa tredicesima rendita AVS, per quanto sappia di miele e zucchero. Per il bene dell’AVS e del nostro Paese.

Com’è la situazione in materia di sicurezza in Svizzera?

La Svizzera è stata risparmiata da terribili guerre mondiali grazie alla sua collaudata politica di neutralità. Duecento anni senza guerre: qualcuno dovrebbe imitarla! Ma invece di difendere questa forza, la Svizzera sta adottando le sanzioni dell’UE contro una parte belligerante (una potenza nucleare!) e sta diventando essa stessa una parte in conflitto. Le autorità svizzere ci stanno trascinando in guerre.

Ecco perché abbiamo lanciato l’iniziativa per la neutralità, signore e signori. È un contrattacco determinante contro i guerrafondai del Palazzo federale.

Da qualsiasi parte la si guardi: ciò che ha superato la prova del tempo viene messo da parte in modo puerile. Snob presuntuosi, novellini compiaciuti e laureati arroganti e immaturi stanno affossando un solido lavoro politico.

Ho letto che sempre più Svizzeri starebbero diventando analfabeti. E, di conseguenza, penso che sempre più analfabeti stiano diventando svizzeri.

Come potete vedere, anche la Svizzera sta cominciando a impazzire. L’UDC è più urgentemente che mai chiamata a prendere delle contromisure. Il Paese ha bisogno dell’UDC.

Fortunatamente, in questo paese non abbiamo un crollo della valuta, come avviene per il dollaro e per l’euro.

Quando l’euro è nato, era una moneta sana e 1 euro costava 1 franco e 62 centesimi. I Tedeschi pagavano solo 0,64 euro per un franco svizzero. Oggi, noi Svizzeri non dobbiamo più pagare 1 franco 60 centesimi per un euro, ma solo 93 centesimi. E i Tedeschi non pagano più 0,64 euro per un franco svizzero, ma 1,10 euro. Questo è quanto il franco svizzero vale di più oggi.

Lo stesso dicasi per il dollaro USA.

Come potete vedere, il mondo ha fiducia nel franco – nella valuta di questo paese indipendente, la Svizzera. Ma la nostra classe politica sta portando la Svizzera nei paesi del collasso monetario!

4. Le principali minacce per il paese

Signore e signori, le principali minacce per il paese continuano a essere l’eccessiva crescita demografica e la rinuncia all’indipendenza.

L’esorbitante crescita demografica deve essere finalmente frenata, come chiediamo da anni. Questo eccesso è dannoso. L’immigrazione eccessiva è la radice di tutti i mali.

Non posso nemmeno iniziare a elencare tutti i mali che possono essere attribuiti alla politica migratoria sbagliata. Leggete un’inchiesta della «NZZ» del 29 agosto 2023, pagina 7[2], e un’intervista nella «Schaffhauser Nachrichten”» del 6 dicembre 2023, pagine 2-3 [3]. Entrambe sono così belle che penso di averle scritte io! (Non so bene se io sia così saggio o solo ormai così vecchio da citarmi da solo).

Se continuerà a non succedere nulla in Parlamento, anche se ci sono tutte le basi legali, si dovrà rimediare alla situazione alle elezioni del 2027. Ma, signore e signori, allora saranno «tuoni e fulmini». A questo proposito, ho già delle idee in testa.

Tuttavia, la priorità è la difesa dell’indipendenza della Svizzera. Al momento, ciò significa: nessun trattato coloniale con l’UE.

5. Lotta contro i trattati coloniali

Questa azione è già iniziata al tempo del primo incontro dell’Albisgüetli ed è proseguita da lì in poi:

Nel 1991 la Confederazione svizzera festeggiò il suo 700° compleanno. Purtroppo, lo fece in uno stato mentale desolante. Personaggi della cultura che non avevo mai sentito nominare boicottarono i festeggiamenti con manifesti altisonanti. I giornalisti commentarono questo boicottaggio come se fosse stato indetto un nuovo sciopero generale. Ma nessuno notò l’assenza di questi boicottatori, e nessuno ne sentì la mancanza. Questo boicottaggio culturale fu un po’ come se io annunciassi che, per protesta contro la politica del Consiglio federale, non parteciperò nella gara di salto con l’asta alle prossime Olimpiadi.

L’anno successivo – il 1992, dopo la fine della Guerra Fredda – la «classe politique» festeggiò l’anniversario facendo di tutto per far entrare la Svizzera nello SEE e nell’UE.

Ma le autorità – e non solo quelle politiche – non avevano fatto i conti con l’UDC di Zurigo. Questa, qui nella sala Albisgüetli, fu il primo e unico partito a scendere in campo in una memorabile assemblea in contraddittorio il 3 luglio 1992. L’UDC di Zurigo si espresse chiaramente contro l’adesione allo SEE e all’UE e si pronunciò a favore di una Svizzera libera, a democrazia diretta e sovrana. Fu il colpo decisivo contro l’adesione allo SEE/UE.

Ecco perché questa sala è il moderno Grütli, il luogo della rinascita della libertà e dell’autodeterminazione svizzera.

È il più famoso poligono di tiro della Svizzera il cui motto è: «Esercita occhi e mani – per la patria».

Noi oppositori dell’adesione all’UE dovemmo subire una vera e propria pioggia di letame, come probabilmente accadrà di nuovo in futuro. Durante la campagna referendaria, fummo diffamati, calunniati e fatti passare per inaffidabili dalle autorità, dall’amministrazione, dalle organizzazioni economiche e dalla categoria dei giornalisti – dal «Blick» alla «NZZ».

Ma ci confortammo con Federico il Grande, che diceva: «Chi ha molte scimmie intorno a sé, spesso viene morso».[4]

Ebbene sì, signore e signori, di tali scimmie ce ne sono ancora in giro più che abbastanza anche oggi!

Ma è valsa la pena di sopportare questa denigrazione per il bene della buona causa. Ha dato credibilità all’UDC. Con un’affluenza record del 78,3%, la maggioranza degli elettori e due terzi dei cantoni votarono a favore dell’indipendenza della Svizzera e quindi contro l’adesione allo SEE e all’UE.

Senza questo successo, signore e signori, oggi saremmo membri dell’Unione europea.

Purtroppo, però, la «classe politique» ha continuato a lavorare per la rinuncia all’indipendenza della Svizzera anche dopo il 1992. Tramite l’accordo-quadro con l’UE. Ma il Consiglio federale si è reso conto che il popolo svizzero non avrebbe mai approvato questo trattato e lo ha affossato nel maggio del 2021.

Ma purtroppo, come disse Schiller: «È la maledizione dell’azione malvagia che deve sempre partorire il male»[5].  E la «classe politique»  asservita all’UE – e non solo quella politica – a tutt’oggi non si dà pace.

Il 15 dicembre 2023, il Consiglio federale ha messo le carte in tavola: ora punta a una soluzione a pacchetto, non più a un accordo-quadro. Invece di imbrigliare la Svizzera, ora la si vuole impacchettare! Ma si tratta esattamente dello stesso trattato coloniale. Questo deve essere perfidamente suddiviso in sette trattati – cioè sette trattati coloniali – probabilmente per sfiancare gli oppositori e il popolo svizzero.

Ancora una volta, come nel 1992 e nel 2021, l’obiettivo è fare in modo che in futuro sia l’UE a emanare le leggi svizzere e che la Corte di giustizia dell’UE decida in via definitiva.

Il popolo svizzero e la sovranità svizzera verrebbero definitivamente rimossi.

Questo passo è ancora più incomprensibile adesso di quanto non lo fosse nel 1992, perché oggi questo attacco viene sferrato contro una Svizzera che è ai vertici di tutte le classifiche. Chiunque abbia occhi può vedere che si vuole rinunciare a una Svizzera di successo, cui va meglio – o perlomeno meno peggio – che agli altri paesi.

I politici di tutti gli altri partiti vogliono a tutti i costi peggiorare e distruggere questa buona condizione del nostro Paese. Basterebbe dare un’occhiata al caos politico, economico e finanziario dell’UE per fare esattamente il contrario. Ovvero, promuovere una Svizzera liberale, permanentemente neutrale, armata, in democrazia diretta e indipendente.

6. Cosa sta succedendo ai governi cantonali?

Signore e signori, nei prossimi quattro anni si terranno anche le elezioni cantonali. I governi cantonali – e questa è attualmente la più grande delusione – hanno già dichiarato la scorsa primavera che – cito – «non c’è modo di evitare l’adozione dinamica del diritto dell’UE». I governi cantonali sono disposti in linea di principio – cito – «ad accettare questa adozione del diritto nei negoziati». I governi cantonali accettano anche – cito – «una soluzione in cui la Corte di giustizia dell’UE abbia il compito di garantire un’interpretazione coerente del diritto comunitario in questione».[6]

I consiglieri cantonali vedono solo il loro stipendio e la loro reputazione? Hanno già delegato la sovranità cantonale a Bruxelles? Allora non c’è più bisogno di consiglieri lautamente pagati, ma solo di portalettere. Anche se ormai ho una considerazione decisamente più alta per i portalettere!

La sovranità dei cantoni e il diritto di voto del legislatore supremo, il popolo, non sono negoziabili.

Se il Consiglio federale e il parlamento dovessero addirittura escludere i referendum sull’integrazione nell’UE, cosa che la maggioranza di centrosinistra probabilmente farà, le elezioni del 2027 finiranno male per loro.

Allora la domanda chiave sarà: voi cittadini volete ancora politici che tradiscono la Svizzera e vi tolgono il diritto di voto?

Una cosa è comunque certa: un numero ancora maggiore di persone voterà per l’UDC!

7. Battute conclusive

 L’UDC può essere orgogliosa di ciò che ha già realizzato. Vedete:

Nel 1977, quando assunsi la guida dell’UDC nel canton Zurigo, il partito deteneva il 9,9% dell’elettorato svizzero. Oggi, con il 28%, l’UDC Svizzera non è più il quarto partito del paese, ma di gran lunga il più forte. E lo è da diversi anni.

Nel canton Zurigo, al momento della mia presidenza, avevamo quattro seggi; oggi ne abbiamo dieci.

  • Il 6 dicembre 1992 vincemmo il voto del secolo sull’adesione allo SEE/UE, cioè salvammo l’indipendenza della Svizzera. E nel 2016 la doanda d’adesione all’UE è stato ritirata su pressione dell’UDC. Un altro partito si faccia avanti per imitarci!

Come vedete, signore e signori, non c’è davvero motivo per la debolezza e la frustrazione, ma nemmeno per l’arroganza.

Tutto questo non è un motivo per i nostri deputati di riposare sugli allori. L’UDC deve rimanere vigile e anche continuare ad ammonire le persone più influenzabili all’interno dei propri ranghi, al fine di garantire che il successo non la trasformi in un club di politici di carriera.

All’inizio dell’anno politico, riflettiamo su un detto che ho scoperto durante un’escursione. È il giuramento delle autorità della valle friborghese di Tavers, del 1622. Cosa vi si legge?

« Per grazia di Dio abbiamo una bella libertà.
Dobbiamo utilizzare il nostro potere e la nostra forza […].
Non siamo, grazie a Dio, né debitori di alcun principe o signore
né siamo soggetti a nulla,
ma solo a Dio Onnipotente.»

Sì, speriamo che Dio ci aiuti nei nostri grandi compiti! Entriamo nel nuovo anno con questa fiducia:

  • Viva la Svizzera!
  • Es lebe die Schweiz!
  • Vive la Suisse!

Viva la Svizra!

[1] Gerhard Schwarz: Der falsche Sündenbock, nel: NZZ, 12.12.2023, p. 23.

[2] Christoph Blocher: Masslose Zuwanderung ist die Wurzel des Übels, nel: Neue Zürcher Zeitung, 29.8.2023, p. 7.

[3] «Wir beenden die Personenfreizügigkeit und gehen unseren Weg», Reto Zanettin in conversazione con Christoph Blocher, nel: Schaffhauser Nachrichten, 6.12.2023, p. 2–3.

[4] Der Zürcher Bote No. 5, 31.1.1992, p. 1.

[5] Friedrich Schiller: Wallenstein (Trilogia), e scritto tra il 1796 e il 1799; pubblicato per la prima volta nel 1800. I Piccolomini, quinto atto, scena prima, Ottavio.

[6] https://kdk.ch/fr/actualite/communiques-de-presse/details/les-cantons-soutiennent-de-nouvelles-negociations-avec-lue

Christoph Blocher
Christoph Blocher
ex-Consigliere nazionale Herrliberg (ZH)
 
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