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Modifica dell’ordinanza COVID-19 in situazione particolare: rafforzamento delle misure I-III

L’UDC continua a sostenere gli sforzi volti a ridurre il numero di casi di Covid-19 in Svizzera. Il 12 dicembre 2020, il Consiglio federale ha già preso diverse misure draconiane. I risultati di queste misure sono tuttavia misurabili solo dopo due o tre settimane. Sarebbe dunque completamente irrazionale anticipare il risultato di queste misure, imponendo già sin d’ora nuove massicce restrizioni costituenti un ulteriore attacco alle basi dei diritti democratici e della libertà economica. Parallelamente, il federalismo deve in tutti i casi essere rispettato, per cui la Confederazione deve rinunciare a ridurre inutilmente il margine di manovra dei cantoni. Ogni misura presa dalla Confederazione deve essere sistematicamente oggetto di una valutazione delle conseguenze finanziarie, anche a livello dei cantoni. Bisogna prevenire i danni finanziari provocati da interventi precipitosi della Confederazione. Le misure per arginare la pandemia devono tener conto della realtà e basarsi su degli indicatori scientificamente suffragati. Il tasso di riproduzione non deve essere considerato come il riferimento assoluto, bensì deve essere completato con altri indicatori, al fine di ottenere una valutazione globale della situazione.

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Il Consiglio federale ha messo in vigore, il 12 dicembre 2020, delle misure volte ad arginare la pandemia di Covid-19. Secondo il governo, l’applicazione di queste misure restrittive (per esempio, il divieto di vendita la domenica, la chiusura degli esercizi pubblici alle ore 19,00) dovrebbe avere per effetto, un calo del numero di casi entro due o tre settimane. Ma il Consiglio federale ha intenzione di anticipare, a causa dell’evoluzione della pandemia, i risultati del suo intervento del 12 dicembre, imponendo tre pacchetti di misure supplementari, dunque di imboccare la via di un nuovo lockdown. Al momento, è troppo presto per approvare le misure ancora più restrittive previste dal Consiglio federale. Questo nuovo attivismo del governo avrebbe come conseguenze non solo l’insicurezza della popolazione – perché questa sarebbe portata a dubitare dell’efficacia delle misure adottate finora – ma l’ulteriore aggravamento dei danni economici di cui dovranno finalmente fare le spese i contribuenti. Inoltre, il Consiglio federale deve lasciare ai cantoni un margine di manovra il più ampio possibile affinché possano, conformemente ai principi del federalismo, prendere e applicare a livello cantonale delle misure contro la pandemia di Covid-19 adeguate alla situazione locale.

Dovrebbe andare da sé che la lotta alla pandemia si basi su dei dati scientifici. Purtroppo, l’autorità ha preso in passato delle misure difficilmente comprensibili contro il Covid-19. Se, per esempio, portare la mascherina respiratoria protegge effettivamente contro la trasmissione del virus, non è necessario ridurre la capacità dei mezzi di trasporto del turismo invernale. Si fa fatica a capire perché sia proibito fare degli acquisti la domenica, quando questa restrizione aumenta l’affluenza e le resse il sabato. Per principio, la valutazione della situazione da parte della Confederazione deve tener conto di diversi indicatori che mostrano il successo della lotta contro la pandemia. Il significato del tasso di riproduzione deve essere relativizzato nel quadro globale della valutazione. Questo indicatore deve almeno essere completato con il tasso d’incidenza su 14 giorni e con il tasso d’occupazione dei letti dei servizi sanitari di cure intense. La considerazione del tasso di positività come indicatore supplementare è problematico, perché questa cifra è poco significativa. Tutte le misure e tutte le pianificazioni preventive ipotizzate dalla Confederazione devono essere sistematicamente accompagnate da una valutazione delle conseguenze finanziarie per poter accertare totalmente la portata degli interventi.

Benché una lotta rapida contro la pandemia sia di principio auspicabile, l’obiettivo del governo – ossia l’ottenimento di un tasso di riproduzione di 0,8 (diminuzione dei casi della metà nello spazio di due settimane) con misure draconiane – è illusorio. Innanzitutto, delle misure così drastiche provocherebbero una concentrazione locale e temporale della vita pubblica (per esempio, a causa della disponibilità ridotta di beni di prima necessità), il che comporta per forza di cose un aumento del numero di casi; in secondo luogo, gli effetti secondari negativi economici e sociali sarebbero sproporzionati rispetto agli eventuali effetti sanitari positivi. Tanto più che non si può stabilire un nesso di causalità fra un eventuale effetto sanitario utile e le nuove misure previste.

 
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