La maggioranza del Consiglio federale e del Parlamento, sostenuta dal Tribunale federale, mina da diversi anni alla base i pilastri della nostra democrazia diretta. Delle decisioni democratiche perfettamente chiare vengono eluse, affossate o addirittura semplicemente stravolte. Rompendo una prassi applicata per decenni, il Tribunale federale ha deciso di porre il diritto internazionale al di sopra di quello svizzero. L’attuale argomentazione del Consiglio federale concernente la priorità del diritto internazionale o nazionale, contraddice totalmente la sua presa di posizione chiara e netta del 2010. Lo smantellamento della democrazia diretta è praticato a colpi di frasi fatte pretenziose e menzognere, da parte di coloro che sono stati peraltro eletti per garantire le nostre istituzioni.
Molte promesse non mantenute
Ricordiamoci il dibattito sugli accordi di Schengen/Dublino: durante la campagna di voto, la maggioranza del Consiglio federale e del Parlamento promise al popolo svizzero più sicurezza e meno richiedenti l’asilo per la modica spesa di 7 milioni di franchi l’anno. Oggi constatiamo che, non solo questi accordi ci costano ogni anno più di 100 milioni di franchi, ma anche che dei turisti criminali, delle bande di ladri rumeni, la mafia kosovara della droga e delle orde di falsi rifugiati e altri approfittatori dei sistemi sociali, circolano liberamente in questo spazio di Schengen presunto sicuro. È evidente che questa gente è attratta dalla Svizzera come le mosche da un vaso di marmellata.
Ricordiamoci l’iniziativa per l’espulsione degli stranieri criminali, progetto chiaramente approvato da popolo e cantoni. Si trattava di un preciso mandato dato all’autorità politica per combattere la criminalità straniera. Più del 70% della popolazione carceraria svizzera è straniero. Poco dopo la votazione popolare, era chiaramente visibile che la maggioranza del Consiglio federale e del Parlamento non aveva la volontà di applicare la regola dell’espulsione automatica dei delinquenti stranieri colpevoli di crimini definiti nella Costituzione federale o di abuso delle assicurazioni sociali. Ecco perché l’UDC lanciò e depositò l’iniziativa per l’attuazione. A seguito delle promesse fatte pubblicamente dalla consigliera federale Sommaruga e dai consiglieri agli Stati Philipp Müller e Daniel Jositsch di un’«applicazione rigorosa» della prima iniziativa, il sovrano respinse l’iniziativa per l’attuazione. Basta consultare la lunga lista dei giudizi compiacenti emessi dai nostri tribunali per rendersi conto che queste promesse non erano altro che pure menzogne. La realtà attuale è che anche dei criminali pericolosi non vengono espulsi. I pretesti non mancano: l’espulsione è una misura sproporzionata, oppure è contraria all’accordo di libera circolazione delle persone con l’UE, o la sicurezza dello straniero criminale nel suo paese d’origine non può essere garantita. I giudici trovano quasi sempre un mezzo per evitare di pronunciare una misura d’espulsione. E tanto peggio per la volontà del popolo svizzero.
Pensiamo alla non-applicazione dell’iniziativa contro l’immigrazione di massa. La sera della votazione, la consigliera federale Sommaruga promise di applicare l’iniziativa. In occasione dei colloqui di casa De Wattewille che vi fecero seguito, anche i partiti di governo annunciarono la loro volontà di applicare la Costituzione federale. Ma non s’è dovuto attendere molto per assistere ai primi tentativi di affossare la volontà popolare, al fine di non applicare l’iniziativa. Gli «architetti» di questa violazione grossolana e senza dubbio unica nella storia del nostro paese hanno potuto agire impunemente anche grazie alla compiacenza dei media, che si sono resi complici di questo disprezzo della volontà popolare.
Che significano queste disfunzioni per l’UDC?
Dobbiamo rimboccarci le maniche e attaccare il male alla radice. Dobbiamo mettere in luce queste manovre disoneste. Abbiamo l’obbligo di denunciare a gran voce nel nostro partito, nel nostro entourage e in pubblico, questo subdolo colpo di Stato volto a esautorare il popolo del suo potere. Abbiamo il dovere di batterci per il ristabilimento della collaudata democrazia diretta, per la democrazia svizzera nella quale comanda il popolo e non una cricca di sinistra coccolata dai media, una classe politica che si aumenta essa stessa i suoi salari, che si attribuisce sempre più potere, che offre alloggi sociali, dei premi culturali e degli impieghi ai suoi sostenitori, eccetera. Sarebbe sbagliato avere delle reticenze. Qualsiasi cortese ritegno sarebbe fuori posto in questo contesto e incoraggerebbe gli affossatori della democrazia e i violatori della Costituzione federale a proseguire su questa via. Una via che tende all’integrazione della Svizzera nell’UE, una via dettata da Bruxelles in spregio della volontà del popolo.
In altre parole, i partiti dei violatori della Costituzione federale, dunque il centrosinistra politica, devono regredire, mentre i sostenitori della democrazia e dell’indipendenza devono progredire. Ciò esige l’impegno di noi tutti, dei nostri rappresentanti eletti a livello di Confederazione, cantoni e comuni. Ciò esige dei comitati performanti nelle nostre sezioni cantonali e locali. Ciò esige l’impegno di ogni membro del nostro partito. Le elezioni di ottobre 2019 saranno determinanti. Il loro risultato ci indicherà se la Svizzera avrà la forza di porre fine ai suoi errori attuali o se, assopita nella sua prosperità, continuerà la sua deriva verso l’UE.
Gli esempi dei «Signori Pulito» tanto osannati una volta, come l’ex-gran capo della Banca Raiffeisen, Vincenz, o l’ex-capo della Banca nazionale e speculatore, Hildebrand, o ancora l’ipocrita capo di CarPostal, confermano la deriva della Svizzera. Il nostro paese non sa nemmeno più proteggere efficacemente i suoi abitanti. La maggioranza del Consiglio federale ha tagliato un miliardo di franchi dal credito per il rinnovamento delle forze aeree il cui scopo è la protezione degli abitanti e delle basi vitali della Svizzera. In compenso, questo stesso governo non esita a sbloccare un miliardo di franchi per dei giochi olimpici. La fine dell’impero romano ci ricorda dove conduce una politica che da la preferenza al “panem et circenses” rispetto alla sicurezza della nazione.
La lista degli esempi a questo proposito è lunga. Ricchi socialisti che beneficiano di alloggi sovvenzionati, falsi rifugiati che si offrono una vita comoda a spese dei contribuenti svizzeri, teppisti sinistroidi che aggrediscono degli agenti di polizia e dei servizi di salvataggio senza rischiare la benché minima sanzione. E durante questo tempo, la popolazione laboriosa fa i salti mortali per pagare delle imposte e tasse sempre più elevate.
Abbiamo un bel paese. Vale la pena di battersi per lui. Ecco il nostro mandato!
Con la nostra iniziativa per l’autodeterminazione vogliamo ristabilire il regime giuridico collaudato e che si chiama «il diritto svizzero anziché giudici stranieri». Con la nostra iniziativa per la limitazione vogliamo ridare alla Svizzera, come è già stato deciso da popolo e cantoni, i mezzi per regolare in maniera autonoma l’immigrazione nel suo territorio; combattendo contro l’accordo d’integrazione nell’UE che Juncker ha osato definire «trattato d’amicizia» e che in realtà è l’anticamera dell’adesione all’UE, vogliamo garantire l’indipendenza, la neutralità e la democrazia diretta del nostro paese.
Abbiamo molto da fare. Denunciamo tutte queste disfunzioni. Mettiamoci al lavoro. Togliamo il letame dalle nostre stalle. Affinché la Svizzera rimanga la Svizzera.