Solo un voto positivo il 18 giugno sull’imposizione minima dell’OCSE permetterà ai contribuenti svizzeri di mantenere il loro denaro in Svizzera. Se la proposta verrà respinta, saranno i Paesi stranieri a beneficiarne.
L’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) è stata istituita nel 1961 per dare seguito al Piano Marshall e ricostruire l’Europa. Insieme agli Stati Uniti, al Canada e alla maggior parte dei Paesi dell’Europa occidentale, la Svizzera è stata uno dei membri fondatori. In seguito si sono aggiunti paesi come Giappone, Corea del Sud, Messico, Australia e Nuova Zelanda.
Lo strumento principale dell’OCSE è la “pressione tra pari”. In altre parole, l’OCSE cerca di esercitare pressione sugli Stati con pratiche non conformi attraverso liste grigie o nere o altri strumenti simili. È così che, qualche anno fa, lo scambio di informazioni sui conti finanziari e sui privilegi fiscali è stato introdotto nel modello di convenzione dell’OCSE per evitare le doppie imposizioni, contro la volontà dell’UDC.
La procedura è simile per l’imposizione minima OCSE: l’OCSE stabilisce che i profitti delle grandi società attive a livello internazionale devono essere tassati con un’aliquota minima del 15%. Se un Paese non soddisfa questo requisito, l’OCSE concede ad altri Paesi il diritto di tassare la società in questione.
Sebbene in passato l’UDC si sia sempre opposta a un’aliquota fiscale minima per motivi di sovranità fiscale cantonale, vi chiedo di sostenere questa modifica costituzionale alle urne il 18 giugno 2023. Se la proposta verrà accettata, sarà garantito che i gruppi di società interessati potranno pagare questa nuova imposta aggiuntiva dell’OCSE in Svizzera. Ciò garantirà che la base imponibile rimanga nel nostro Paese e non sfugga all‘estero. Votate quindi SÌ al progetto dell’OCSE!