Rafforzare il ceto medio

Come sapete, l’UDC è un partito svizzero la cui vocazione consiste nel proporre ciò che è meglio per il nostro paese e solo per il nostro paese. Ciononostante, comincerò parlandovi della Francia. Lungi da me l’idea di proporre il benché minimo suggerimento ai nostri vicini, ma credo che lo spettacolo che l’«Hexagone» sta dando da oltre due mesi sia particolarmente interessante, quando si parla di ceto medio. Il movimento popolare dei gilet gialli è nato, in modo più o meno spontaneo, a seguito di diverse misure miranti a migliorare la situazione finanziaria dello Stato, riducendo le spese e aumentando nel contempo le entrate. Purtroppo per il governo, succede che queste disposizioni vadano a colpire gravemente il ceto medio, quello che non beneficia di alcun aiuto, ma che si assume la parte essenziale dello sforzo fiscale. Con dei prelievi obbligatori in rialzo ma meno profitti, è evidente che questo ceto medio vede il suo potere d’acquisto diminuire in notevole misura il che, ovviamente, l’indebolisce. I gilet gialli hanno perciò deciso di dimostrare la loro opposizione alle misure governative scendendo in strada, purtroppo accompagnati da teppisti che hanno provocato gravi danni. Giudicando dagli avvenimenti occorsi sabato scorso, la situazione non si è ancora stabilizzata, un ministro ha dovuto essere fatto uscire d’urgenza, a seguito dell’improvvisa entrata di manifestanti nel cortile del ministero.

Céline Amaudruz
Céline Amaudruz
Direzione del partito Genève (GE)
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Si dice che bisogna saper approfittare degli errori degli altri, perché non si invecchia a sufficienza per commetterli tutti da soli. L’esempio francese può solo confortarci nella nostra convinzione che il ceto medio costituisce lo scheletro della società e quindi dello Stato. Conviene quindi averne cura e smetterla d’impoverirlo a colpi di tasse, imposte, prelievi e altre riduzioni del poter d’acquisto. Il tenore di vita della Confederazione deve essere ridotto, in particolare a livello sociale. Dal 2000 al 2016, gli oneri sociali sono passati da 14 a 22,6 miliardi l’anno, ossia con un aumento di oltre il 50%. Pretendere, come fa la sinistra, che siamo in pieno smantellamento dello Stato sociale, denota una profonda ignoranza delle cifre o la più bieca malafede. Il sostegno sociale non passa da un’assistenza generalizzata, bensì dalla creazione di posti di lavoro. Per farlo, è imperativo ritrovare delle condizioni-quadro favorevoli all’economia.

L’amministrazione costa ogni anno più cara, ed è passata da 4,5 a 5,9 miliardi dal 2007 al 2017, ossia il 20% in più in10 anni. Questo aumento è perlopiù dovuto alla creazione di nuovi posti di lavoro. Queste derive fanno sì che la Confederazione veda i suoi oneri aumentare di circa il 3% l’anno, mentre che la crescita economica si situa attorno al 2%. Questa situazione non è sostenibile a lungo termine. Per compensare, bisogna incessantemente adattare le entrate alle spese, e ciò, beninteso, a danno del ceto medio.

Per contenere la deriva che constatiamo ormai da diversi anni, l’UDC:

  • chiede delle condizioni-quadro ottimali per le piccole, medie e grandi imprese, che costituiscono la spina dorsale dell’economia svizzera;
  • chiede più libertà e meno regolamenti, prescrizioni e divieti;
  • chiede che lo Stato smetta di fare concorrenza all’economia o di ostacolarla;
  • vuole mantenere il franco svizzero come moneta sovrana e indipendente;
  • si oppone a qualsiasi aumento dell’IVA;
  • sostiene la piazza finanziaria e il segreto bancario in Svizzera;
  • chiede la protezione della proprietà intellettuale;
  • chiede la salvaguardia dell’infrastruttura strategica (acqua, energia, strade, ecc.);
  • sostiene la ricerca e l’innovazione in Svizzera, i proprietari di aziende e i giovani imprenditori;
  • s’impegna per oneri salariali moderati;
  • rifiuta delle regolamentazioni basate su quote;
  • chiede che la dichiarazione di obbligatorietà generale dei contratti collettivi di lavoro sia sottoposta a condizioni più restrittive;
  • vuole snellire il mercato svizzero del lavoro e modernizzarlo, flessibilizzare la registrazione dei tempi di lavoro e rafforzare l’indipendenza della Svizzera;
  • combatte tutte le nuove misure d’accompagnamento e vuole ridurre le misure attuali, non appena la Svizzera controllerà di nuovo in maniera autonoma l’immigrazione.

Qualche parola su quest’ultimo punto. Ci si rimprovera volentieri di non sostenere le misure d’accompagnamento e di favorire così il lavoro clandestino. Evidentemente non è così. Le misure d’accompagnamento hanno il solo scopo di limitare le fastidiose conseguenze di un’immigrazione incontrollabile a seguito della libera circolazione delle persone. Esse non fanno quindi altro che ridurre in qualche modo i sintomi, mentre che noi vogliamo sopprimere la causa del problema riprendendo il controllo del nostro mercato del lavoro.

In conclusione, siamo dell’avviso che il miglior modo di fare della socialità, sia di vegliare a che nessuno ne abbia a doverne far capo.

Céline Amaudruz
Céline Amaudruz
Direzione del partito Genève (GE)
 
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