Comunicato stampa

Non fatevi ingannare: il previsto trattato con l’UE significa la totale sottomissione della Svizzera all’UE!

“Dare la Svizzera in pasto all’UE? NO al trattato di sottomissione all’UE – vogliamo essere liberi!”. Il gruppo parlamentare dell’UDC ha lanciato oggi a Berna una forte campagna contro il Trattato di sottomissione all’UE e a favore della salvaguardia della libertà del popolo svizzero. Il trattato di sottomissione all’UE previsto dal Consiglio federale sarebbe la fine della democrazia diretta, del successo economico e quindi della prosperità della Svizzera.

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Gli euroturbo del Consiglio federale e dell’amministrazione, così come gli altri partiti, continuano a voler legare istituzionalmente la Svizzera all’UE. Lo dice testualmente il mandato negoziale adottato venerdì scorso. “Le conseguenze per il nostro Paese e per la popolazione svizzera sarebbero nefaste sotto tutti i punti di vista”, ha dichiarato ai media il presidente dell’UDC nonché Consigliere di Stato Marco Chiesa (TI) in occasione del lancio della campagna a Berna. L’UDC farà un’intensa campagna di sensibilizzazione per la popolazione, il mondo economico e le PMI, su questo tema. “Quando gli svizzeri si renderanno conto degli svantaggi che un simile trattato di sottomissione comporta per la loro libertà, per i loro diritti democratici e per la prosperità del nostro Paese, rifiuteranno questo accordo alle urne”.

Il Consiglio federale si è già impegnato concretamente nello stringere legami istituzionali della Svizzera con l’UE nei negoziati preliminari con l’UE firmando un cosiddetto “Common Understanding”. Ciò significa che il Consiglio federale ha accettato i seguenti massicci svantaggi per la Svizzera:

  • La Svizzera deve adottare automaticamente il diritto dell’UE;
  • la Svizzera deve sottomettersi alla Corte di giustizia dell’UE;
  • la democrazia diretta sarà abolita e la popolazione svizzera non avrà più voce in capitolo;
  • la Svizzera deve versare regolarmente miliardi di franchi all’UE;
  • la Svizzera può essere sanzionata dall’UE se, ad esempio, il popolo svizzero vuole fermare l’immigrazione eccessiva.

Secondo Marco Chiesa, il Consiglio federale e gli altri partiti hanno gettato fumo negli occhi della popolazione: “Invece di fornire informazioni oneste, preferiscono parlare di Bilaterali III”. La parola Bilaterali implicherebbe un piano di parità, cosa che in effetti non è. In questo trattato, l’UE è posta al di sopra della Svizzera. Il “Common Understanding” è inoltre disponibile unicamente in inglese e solo grazie all’UDC è stato tradotto nelle lingue nazionali svizzere. “E’ importante che la popolazione non si faccia ingannare! Questo trattato di sottomissione in realtà è la fine della via bilaterale”, chiosa Chiesa.

“In parole povere, questo significa che il nostro Paese diventerebbe una colonia di Bruxelles”, ha affermato il capogruppo dell’UDC Thomas Aeschi (ZG). Egli ricorda l’accordo di libero scambio con l’India, recentemente concluso con successo dal Consigliere federale Guy Parmelin – cosa che l’UE non è ancora riuscita a fare. “Questi accordi sono la strada giusta per un futuro di successo – avvengono tra partner uguali e su un piano di parità”.

È importante notare che la Svizzera gode di un’economia di successo nettamente superiore a quella dell’UE. “Questo successo è il frutto di buone condizioni quadro per l’economia, la certezza del diritto, un ordinamento statale autoresponsabile e un partenariato sociale funzionante. La Svizzera si è guadagnata questi vantaggi grazie alla sua indipendenza”, affermava Aeschi. Sarebbe rovinoso rinunciare a questo margine di manovra. “Con un legame istituzionale con l’UE, sovraindebitata e iperregolamentata, la Svizzera perderebbe le sue buone condizioni quadro e il suo potere economico”.

Nell’ambito della campagna lanciata sulla terrazza di Palazzo federale, il gruppo parlamentare dell’UDC ha rilasciato centinaia di palloncini rossocrociati e cartoline per diffondere questo messaggio nel paese.

 
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