NO alla follia gender – Sì alla libertà

Edizione straordinaria Edizione straordinaria settembre 2023: NO a una Svizzera da 10 milioni!

Anche voi siete infastiditi da tutti le nuove modalità di scrittura con i punti, gli asterischi e altri simboli? Con la scusa della tolleranza, una minoranza sta cercando di rieducare tutti noi non solo nel linguaggio, ma anche nel comportamento. Le richieste sempre più estreme attaccano i nostri valori liberali. Dobbiamo opporci con decisione a questo trend.

Da qualche tempo sentiamo ripetere termini come «gender», «wokeness» e «cancel culture». Molti di noi non riescono a immaginare o a pensare nulla di male di questi termini. Ma ciò che appare innocuo è invece estremamente inquietante. Questi termini sono stati coniati nelle università americane da persone che si annoverano tra le élite e si definiscono tolleranti e di sinistra.

Le ricadute concrete di questa ideologia stanno diventando sempre più evidenti anche nel nostro Paese: ad esempio, uno dei miei dolci pre­feriti – il moretto – non potrà più chiamarsi così. Una piccola minoranza ha esercitato pressioni su un grande distributore fino a fargli ritirare dagli scaffali un prodotto che il produttore continua a chiamare moretto.

Oppure, con il termine «appropriazione culturale», i musicisti bianchi che vestono rasta non possono più esibirsi o devono interrompere il loro concerto perché, a quanto pare, solo i neri possono portare acconciature rasta. Gli studenti riferiscono di essere costretti a usare un linguaggio paritario nelle loro tesi di laurea, in caso contrario sono minacciati di perdere punti.

L’«ideologia gender» penetra sempre più nella politica
Una deriva di questa ideologia rosso-verde proveniente dalle zone urbane è la questione «gender». Questa ideologia presuppone che non si abbia un genere dalla nascita, ma che si possa scegliere liberamente il proprio genere. Non esisterebbero solo donne e uomini, ma decine di generi diversi. Purtroppo, leggiamo e sentiamo sempre più di queste assurdità gender nei media. E per non discriminare o «offendere» nessuno in alcun modo, su ogni tipo di invito ora si scrive «deputati:e», «ami*che» o altro. Anche le amministrazioni pubbliche iniziano a praticare il «gendering». Il fatto che le nostre lingue siano ancora leggibili è sempre meno importante. L’importante è che nessuno abbia un’impressione negativa. E per essere del tutto corretti, anche «socio» viene cam­biato in «care socie». In questo modo la lingua, con i suoi numerosi caratteri speciali, sta diventando sempre più incomprensibile, soprattutto per le persone con problemi di pronuncia o per gli stranieri.

I generi diventano arbitrarietà
Tuttavia, la follia gendere non è presente solo nel linguaggio, ma si sta diffondendo anche in politica. Nelle città di Zurigo e Lucerna, un terzo dei bagni delle scuole deve essere «gender neutral». Gli orinatoi sono stati aboliti del tutto. In alcune scuole viene addirittura propa­gandato di provare un genere diverso o di non dare ancora un nome al bambino. I bambini minorenni sono esposti a questa follia gender senza alcun consenso da parte dei genitori.

C’è una piccola minoranza che è nata nel corpo sbagliato e i cui problemi devono essere presi sul serio. Ma tutto ciò deve riguardare l’intera società? Tutti devono chiedersi se sono nati nel corpo giusto? Penso di no.

Vien da chiedersi: cosa succederà dopo? Dov’è finito il buon senso? Solo élite avulse e partiti che non percepiscono i problemi reali possono occuparsi di queste cose.

Circa l‘autore
Esther Friedli
UDC Consigliera agli Stati (SG)
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